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Il cambiamento inizia dalla nostra forchetta

La crisi del pianeta ci sembra un problema “lontano”. Non abbiamo proprio la sensazione di esserci dentro sino al collo, non vediamo bombe, non sentiamo spari, non percepiamo la crisi, non ne facciamo parte ergo è come se la nostra casa non fosse in🔥 fiamme.

Siamo tristemente apatici quando si parla di cambiamento climatico, forse perché chi ne pagherà per primo le conseguenze saranno i paesi più poveri che non ne sono causa e che non hanno colpe, come Bangladesh, Haiti, Zimbawe, Fiji, Vietnam, solo per fare alcuni esempi.

Per molti addirittura la crisi (come la pandemia) non esiste, è un’invenzione di un manipolo di “frichettoni ambientalisti”, per altri è un’ennesima trovata dei “soliti vegani disperati” che vogliono farci cambiare dieta:)

E’ un tema “noioso” quello del clima, come negarlo? La fantascienza è senza dubbio più divertente e paradossalmente più credibile.

Preferiamo non credere alla crisi climatica, è più facile non parlarne, o ancor meglio ignorare il problema sperando che tutto si risolva da solo. Al massimo optiamo per un’auto elettrica, per fare una doccia in meno, ogni tanto compriamo cibo biologico, così da mettere a posto la coscienza. Fine della storia.

Più frequentemente ci limitiamo all’espressione “dobbiamo fare qualcosa”, il che palesa la nostra evidente incapacità di fare concretamente qualcosa, perché non sappiamo nemmeno cosa dovremmo fare! E così non agiamo, non cambiamo, non evolviamo e come conseguenza avremo sempre meno possibilità di salvarci la pelle.

E’ come se il destino del pianeta fosse un problema lontano e di altri

E’ come se il cambiamento climatico fosse uno scenario apocalittico ambientato nel futuro, in altre parole un film di fantascienza, ma la verità è che l’apocalisse è già iniziata.

Se non ci mettiamo di impegno per cambiare, ne vedremo delle “belle” in soli pochi anni (in realtà qualche “trailer” l’abbiamo già visto), quando le conseguenze del cambiamento climatico andranno completamente fuori controllo e non si potrà fare più nulla per tornare indietro: innalzamento del livello dei mari, migranti climatici, esplosione di conflitti armati, distruzione totale dell’Amazzonia, calore insopportabile, incendi incontrollabili, carenza idrica, mortalità umana, carestie, estinzione di specie animali e vegetali e dulcis in fundo, ciò che sembra (sempre e purtroppo) contare di più, crollo dell’economia e crisi finanziaria.

Il nostro debito ecologico è fuori budget. Consumiamo le risorse naturali ad un tasso del 50% superiore alla capacità della Terra di reintegrarle. Tra il 2030 e il 2040 servirà una seconda terra per far fronte ai nostri bisogni. Il problema è che non abbiamo in “Pianeta B”.

La nostra crescita all’infinito non potrà che portarci alla distruzione. Abbiamo poco più di una decina d’anni per agire e per metterci una “pezza”, ma serve uno “Tsunami sociale”, una ondata di azione collettiva!

La soluzione più efficace ed immediata risiede nelle nostre scelte alimentari

Ci preoccupiamo molto della nostra impronta di carbonio e sentiamo parlare quasi esclusivamente di CO2, quando il metano ha un GWT (potenziale di riscaldamento globale) 86 volte superiore ed il protossido di azoto 310 volte quello dell’anidrite carbonica.

SE LE MUCCHE 🐮 FOSSERO UN PAESE, SAREBBERO TERZE IN CLASSIFICA PER LE EMISSIONI DI GAS SERRA, DOPO CINA E USA 🥉

Il bestiame (termine zootecnico), ovvero miliardi di creature senzienti e innocenti destinate alla nostra tavola, sono la fonte principale di metano e protossido di azoto, tuttavia l’impatto della nutrizione sul clima è un tema quasi intoccabile.

Agricoltura e Allevamento intensivo solo la causa principale (51%) del cambiamento climatico eppure “guai” a toccare carne, uova, latte e latticini.

Sembra una “battaglia psicologica” persa in partenza, dove persone intelligenti, istruite, informate e sensibili al tema dell’ambiente, di colpo si mettono sulla difensiva, si infastidiscono (vegani a parte) quando di scende sul piano delle abitudini alimentari.

Eppure basterebbe mettere da parte i “sentimenti caldi” e analizzare freddamente i Kg di CO2 prodotti da singole porzioni di alimenti. Ad esempio:

  • Manzo = 3kg
  • Maiale = 0,8Kg
  • Pollo = 0,6
  • Formaggio = 1.1 Kg
  • Uova = 0,4 Kg
  • Latte = 0,3 Kg
  • Riso = 0,07
  • Legumi = 0,05
  • Patate = 0,014

Gli allevamenti intensivi non nutrono il mondo, lo affamano e lo distruggono

Il nostro pianeta è una grande fattoria degli orrori:

  • Più di metà della terra coltivabile è destinata a crescere foraggio per gli animali;
  • Un terzo dell’acqua potabile è destinata agli animali;
  • Il 70% degli antibiotici è utilizzato per gli animali;
  • Il 60% di tutti i mammiferi viventi sono allevati a scopi alimentari;
  • Per ogni essere umano sulla terra ci sono 30 animali allevati e destinati alla sua tavola;
  • Il 99% degli animali consumati (in America) arriva dagli allevamenti intensivi;
  • L’80% della deforestazione serve ad ottenere terreno per pascolare il bestiame e produrre foraggio per lo stesso;
  • L’allevamento è responsabile del 91% della deforestazione Amazzonica;
  • La forza lavoro impiegata in agricoltura è diminuita drasticamente;
  • La dimensione delle fattorie è aumentato mentre il numero di fattorie è diminuito.

E’ di una semplicità avvilente: non possiamo salvare il pianeta senza ridurre il consumo di prodotti animali e derivati.

Dobbiamo imparare a mangiare con la testa e con il cuore, passando (gradualmente!) ad una alimentazione a base vegetale.

La triste verità è che se non siamo disposti a modificare le nostre abitudini alimentari per salvare il pianeta, quali possibilità concrete di salvarci la pelle potremo mai avere?

Possiamo salvare il mondo a cena: cosa c’è di più facile?

Nessuno se non noi distruggerà la terra e nessuno, se non noi, la salverà!

Il futuro dipende da ognuno di noi (ma non basta acquistare una Tesla :)

Sebbene il modo più efficace di limitare la nostra impronta ecologica sarebbe quello di morire (niente carne, niente auto, niente voli, niente consumo di energia, niente figli…), la maggior parte di noi umani vuole vivere e per riuscirci bisogna cambiare.

Diciamo le cose come stanno senza falsi pudori: le aziende producono quello che noi compriamo, gli agricoltori quello che noi mangiamo, le aziende farmaceutiche quello che noi assumiamo. Alcuni di loro saranno forse “criminali”, ma noi siamo i loro complici.

Non è solo colpa delle multinazionali, delle lobby e dei governi, è anche e soprattutto colpa nostra.

La scusa che non sappiamo cosa fare non è più sostenibile.

La cosa che possiamo fare oggi stesso è ridurre (prima) ed evitare (poi) il consumo di animali.

Una scelta che può essere messa in campo gradualmente e da cui dipende il futuro del🌍pianeta.

E mentre mettere un limite ai combustibili fossili sembra impossibile (il 95% dell’economia si basa su di essi), realizzare nuove infrastrutture basate su energia rinnovabile richiede investimenti onerosi nel medio e lungo termine (troppo tempo per invertire la rotta del cambiamento climatico), togliere gli animali dal nostro piatto, passando ad una dieta integrale a base vegetale 🌱 è la via più semplice, veloce e pragmatica: potrebbe ridurre le emissioni di gas serra già nel brevissimo termine e liberare terra per consentire agli alberi di catturare più carbonio.

Certo cambiare le abitudini alimentari di una vita può sembrare difficile, la paura di cambiare poi non aiuta, senza parlare dei “falsi miti” sui super poteri di carne, pesce, uova e latte.

Ma non è invece così difficile cambiare un singolo pasto; è proprio con un pasto alla volta che possiamo fare la differenza (abituando la nostra mente a un diverso modo di mangiare).

L’approccio riduzionista è matematica: 10 persone che rinunciano alla carne 1 solo giorno alla settimana, hanno un impatto superiore ad una persona vegetariana-vegana che non mangia carne (e derivati) del tutto.

Lasceremo che l’economia vinca il duello con la vita?

Io ti farei un’altra domanda: a cosa serviranno i soldi quando saremo tutti morti?

Gli interessi economici “in ballo” sono davvero più forti di qualsiasi soluzione al cambiamento climatico?

O creiamo dei cambiamenti o subiremo dei cambiamenti!

Un giorno le generazioni future si chiederanno “ma cosa diavolo pensavano i nostri genitori”? Cosa hanno fatto per evitare questa catastrofe?

La verità è che oggi abbiamo due possibili reazioni al cambiamento climatico: rassegnazione o resistenza!

E’ la differenza tra correre verso la morte, correre per scappare dalla morte oppure correre verso la vita.

Io voto per la resistenza, scelgo la vita, e tu?

Nella prossima “pillola” di sostenibilità…

Nel prossimo post ti parlerò di Vegano Bastardo, una lettura “né carne né pesce” che potrebbe “ribaltare” il tuo credo, il tuo cuore, la tua anima e magari (lo spero davvero!) salvarti la vita. Ecco un assaggino in pillole 📺

Vogliamo parlarne?